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Parole da una stanza senza finestre

11,00 

di Simone Turco
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189 copie
all´obiettivo
95
Giorni rimasti
Inizio campagna 28 luglio 2025
Fine campagna 5 novembre 2025
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Consegna prevista per gennaio 2026.
La spedizione avverrà tramite corriere espresso.

Spedizione gratuita per gli ordini nazionali da 3 copie in su (escluse zone di spedizione speciali).

Biografia

Mi chiamo Simone Turco, ho 21 anni e vengo da Calimera, un piccolo paese in provincia di Lecce. Attualmente studio Lettere Moderne, un percorso che rispecchia pienamente il mio amore per le parole, la letteratura e l’espressione artistica. Coltivo da sempre una profonda passione per la poesia, che considero uno strumento per dare voce all’anima, e per la musica, che accompagna e ispira il mio modo di vivere e scrivere. Credo nella forza delle emozioni, nella bellezza delle cose semplici e nell’arte come forma di libertà. 

 

L’opera

PAROLE DA UNA STANZA SENZA FINESTRE è una raccolta di poesie e prose scritte da una voce che tenta di restare in un tempo di lutto. Suddivisa in quattro “camere”, la raccolta è un taccuino intimo in cui il dolore, la perdita e la memoria si muovono tra gli oggetti di uso quotidiano, i rumori di casa e i gesti ripetuti. Non c’è una storia da raccontare, ma una sensazione che attraversa il silenzio, la perdita e il corpo. La scrittura non cerca risposte, non cerca conforto: è un gesto, un modo per non sparire, per contenere l’assenza, per farsi compagna di vuoto senza rimuoverlo. Ogni testo è una soglia, un tentativo di toccare ciò che non c’è più, ma continua a vivere nella stanza. Questo non è un libro sul lutto, ma sull’abitare la mancanza. Una voce sottovoce, che scrive al buio, senza finestre, per restare. 

 

Perché ho scritto quest’opera

Ho scritto quest’opera per esprimere quello che avevo dentro attraverso l’elaborazione del lutto. Non avevo un vero e proprio intento letterario, ma ho scritto ogni parola per farla restare e non per farla sparire. Ho scritto senza l’intento e la presunzione di capire o di spiegare. 

 

Perché ho scelto di pubblicare con Bookapoem

Ho deciso di pubblicare con bookapoem perché sceglie il lettore come punto focale sin dall’inizio, facendo diventare il libro un incontro e non un prodotto. Questo progetto nasce da un bisogno interiore, e mi è sembrato giusto condividerlo attraverso un percorso che fa della relazione diretta, genuina e partecipata tra chi scrive e chi legge il suo valore aggiunto. 

  

ANTEPRIMA 

 

CAMERA I – STANZA CHIUSA 

Ho cominciato così, senza un piano. 

Un giorno ho preso un foglio e ho scritto due parole. Non ricordo quali. Forse “sei andato”. Forse “non so”. 

Poi ho scritto un’altra frase, poi un’altra ancora. 

Non sapevo se fosse poesia, prosa, un elenco o solo rumore. 

Ma qualcosa mi ha fatto continuare. 

Non volevo spiegare niente. 

Non volevo nemmeno capire. 

Volevo solo tenere insieme i giorni, uno dopo l’altro, senza lasciarli marcire nella testa. 

Così ho scritto. 

A volte ogni mattina, a volte dopo cena, a volte in piena notte, quando il silenzio sembrava più forte del sonno. 

Non ho mai pensato che sarebbe diventato un libro. 

Anzi, l’idea stessa di “libro” mi sembrava ridicola. 

Chi scrive un libro sul silenzio? Chi pubblica la voce di chi parla da solo? 

Eppure eccoci qui. 

Questo è il quaderno di una stanza chiusa. 

Non nel senso che nessuno entra. 

Ma nel senso che tutto resta dentro. 

Ho scritto perché non sapevo come parlare. 

Non a te — tu non potevi più rispondere — 

ma nemmeno a me. 

E quando le parole non riescono ad uscire dalla bocca, cercano altre vie: il polso, le dita, la grafite, i tasti. 

Ho imparato a pensare stando zitto. 

E poi a pensare scrivendo. 

Ma la verità è che non cercavo una risposta. 

Cercavo solo un posto dove tenere il tuo nome senza che pesasse troppo. 

Le parole che leggerai non sono tutte vere. 

Alcune le ho inventate. 

Altre sono successe ma in un altro modo. 

Ma tutte mi appartengono. 

Perché in ognuna c’è una versione di me che ha provato a non sparire. 

Se hai trovato questo quaderno, se l’hai aperto, se hai letto fino a qui, sappi che non stai leggendo una storia. 

Non c’è un inizio, non c’è un colpo di scena, non c’è un finale. 

Solo frammenti. 

Solo qualcuno che prova a restare intero in una stanza che non ha finestre. 

 

 

 

SEDIA 

La sedia è vuota ma non si fa spostare 

Ha preso il peso del tuo corpo inerme 

La guardo ancora per non guardare te 

Aspetto il legno che scricchioli per errore  

 

Nessuno osa sfiorarla con i guanti 

Anche il tempo la rispetta 

 

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