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Nascere ancora

15,00 

di Giovanni Gammariello
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all´obiettivo
81
Giorni rimasti
Inizio campagna 24 settembre 2024
Fine campagna 2 gennaio 2025
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Consegna prevista per marzo 2025.
La spedizione avverrà tramite corriere espresso.

Spedizione gratuita per gli ordini nazionali da 3 copie in su (escluse zone di spedizione speciali).

L’autore

Vivo a Bari, città nella quale sono nato nel 1968.

Sono sposato, abbiamo un figlio. Tutto come fosse da sempre. La vita insieme acquista piano la bellezza di non avere un inizio.

Lavoro da quasi trent’anni in un’azienda privata. Un insegnamento di Religione a cui ho rinunciato, tra dubbi e presunte certezze. C’est la vie.

C’è una fatica buona che non posso lasciare andare, ed è la ricerca del vero in ogni cosa, il cui fondo invita a saper stare, sostare e ascoltare. Sole condizioni della sollecitudine. Col senso pieno della fragilità dinanzi a ciò con cui essa spontaneamente simpatizza e al cospetto di ciò che la deride. Non sempre facile sentirmi persuaso che è lei, la fragilità, ad essere vincente. Eppure…

Poco il tempo libero. A volte pesa. Ma quel che fa la differenza è l’interiorità curata nelle minuscole situazioni di ogni giorno. È lei che davvero libera. Lettura, musica, scrittura, passeggiate senza meta, sorrisi dati per pura prossimità, tutto questo chiede tempo ma ne regala di infinito. Senza proporzione alcuna.

L’opera

I testi che formano la raccolta sono stati composti in tempi diversi, in qualche caso molto distanti l’uno dall’altro. Alcuni più narrativi, altri dal tono marcatamente lirico. Tutti nascono dall’urgenza di dar forma al suono, ogni volta unico, suscitato dentro da persone e situazioni. A volte immaginarie ma soltanto come forma del sentire. Dei volti amo cogliere l’intimo atteggiarsi, le movenze più sottili, la direzione dello sguardo, la contraddizione e la probabile muta invocazione. La visibilità è lo spunto, il varco che apre a proiezioni su paesaggi che vanno via via componendosi sul filo dell’intuizione o nella presa del desiderio.

La visione è lì, a disporsi e a chiamare il dono di un segno d’inchiostro che possa risuonare dell’indisponibile e del novum che esso genera nell’intimo. Nell’atto dello scrivere le ordinarie grandezze perdono la prerogativa dell’essere misura, il grande diventa piccolo, il piccolo contiene il grande. La fisicità delle persone e delle cose ritrova quello s-finimento che la rende inesauribile fonte di racconto e il volto accede al privilegio del corpo così esponendosi al tocco.

Perché ho scelto di pubblicare con bookapoem

Credo che pubblicare sia, per un autore, un appello forte alla responsabilità. Per sé stesso e per i lettori. La scrittura esige fedeltà alla vita cui dà voce. Dimensione essenziale di questa responsabilità è il riconoscimento dell’autore da parte di chi legge, il credito che gli viene dato. Si gioca tutto qui. Così, la formula offerta da Bookabook risponde sin da subito a questa richiesta di riconoscimento. Certo, l’immediata condivisione è un banco di prova senza sconti ma, proprio per questo, produce verità. Ed è quello a cui più tengo.

Estratto

INNOCENZA

Ti chiedo permesso quando ormai la tua trasparenza è in me timida luce che scopre l’opaco già preso, abbracciato, compreso, lasciato al tempo del pianto che spoglia di ori l’indugio al cospetto benevolente del semplice. Entro e sono lì dove né l’alto né il basso né alcun’altra misura ha più ragione d’esistere. Non ci sei, di te resta il transitare sicuro quando smetto la vista, nudo di ogni distinzione e assenza e domanda.

Ha calcato nell’intimo mio approdo la presenza che leva il potere alla morte, solitudine eletta a custodia dell’esserci ancora. Lì dissimula il sangue la propria natura negli arzigogoli ad arte che brinano a braccio famelici incanti. E poi il nulla, l’angoscia, la voce corta anche per l’oltre più breve.

Al tenermi muto dinanzi alla pena che urla, mi ti sveli in sussurro a dirmi che eri già prima di ogni mio errare pronto a togliere vita al dolore. Sola l’anima asfittica, a ultimo residuo di bene, ha quello che crede tua distrazione se pur solo di taglio lo sguardo tuo la raggiunge. Ma no, l’attenzione tua mi fa solo, come nessun altro fosse a riempire i deserti. Mi regala la via sgombra di ogni giudizio, del minimo timore d’arresto lì dove, fatto con dolore leggero della tua stessa chiarezza, mi dici che l’Innocente non serba a nessuno l’esilio.

APPRODO

Eccoci, a contemplare dagli inferi la luna di tutti, ad amare il notturno di questo lenzuolo di lucciole.

Dammi la mano perché il cielo non fraintenda il piacere dei nostri corpi stranieri e si ritragga confuso l’occhio severo che invoca la notte per poter essere l’unico sole.

Viviamo di certezze funamboliche pronte a lasciarsi cadere al gracchiare di un nuovo giro di giostra. Che manda sin qui le risa dei suoi giochi proibiti.

Siamo il vicolo cieco dove s’infrangono visioni di grandezza, la dismisura del pianto e delle risa incomprese che stanno a muta preghiera a chissà quale dio. Ma stanno. Senza voler sapere nulla o di più che sé stessi nel proprio abbacinante distendersi.

Piove notte sulle nostre voci bambine, immenso loro potere di attrarre il giorno sconosciuto, di là, forse più vero, ultimo. Abbraccio, perdono. Questo dolere sgomento di carni a lambire l’inganno è infine grazia di sguardo che perde i propri occhi malati per essere, senza osare, fede e incanto d’approdo.

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