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L’autore
Marco Capolongo nasce a Pollena Trocchia (NA) il 6 Marzo 1987 e vive a Nola (NA) per circa trent’anni, prima di trasferirsi stabilmente ad Anzio (RM). Nel 2018 consegue una Laurea Magistrale in Archeologia e culture antiche presso l’Università degli studi di Salerno e dopo un anno anche il diploma professionale di Sommelier presso l’AIS (Associazione Italiana Sommelier). Appassionato di libri, di cucina, di arte e del buon vino, scrive sin dall’adolescenza, e nel 2022 pubblica la sua prima raccolta di poesie “Gli oceani del tempo”. Attualmente lavora come docente di Italiano e di Letteratura nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
L’opera
“Memorie di Bacco” è una raccolta di poesie dai temi diversi. Si parte da un viaggio attraverso le antiche vigne del tempo, per raccontare la storia dei vitigni più antichi del nostro Paese (uno per ogni regione), fino a raggiungere il tema mitologico, religioso, esistenziale, e perfino quello che l’autore chiama “il volo oscuro” ossia poesie “dannate”, spudoratamente non allineate e inadatte ai deboli di cuore, poesie apparentemente poco raffinate che celano invece messaggi molto profondi e attuali. E l’amore? Come diceva un tale “non esiste poesia senza amore” e anche in questa raccolta sono conservate tantissime poesie d’amore scritte per coinvolgere emotivamente il lettore, per condividere emozioni e dolori, perché l’amore ha un ventaglio infinito di interpretazioni e non sempre sono esperienze da voler vivere in prima persona.
Perché ho scritto quest’opera
Rabbrividisco quando qualcuno mi definisce “poeta”. Anni fa qualche svitato ha detto che le cose che scrivevo emozionavano e da quel momento ho avvertito una strana responsabilità, ho compreso che le “poesie” che scrivevo non erano mie ma di tutti. Quest’opera non l’ho scritta io, persone o cose, spesso sottovalutate mi hanno ispirato, ma la bellezza non è nella parola bensì nell’oggetto. Mi reputo un qualcosa di molto simile ad un rabdomante, con la sola differenza che anziché ricercare un corso d’acqua nelle viscere della terra, sono alla continua ricerca dell’ispirazione, che colora la vita e muove il mondo, ma che spesso è ben nascosta. Sono dunque un semplice intermediario, un mero strumento che rende visibile a tutti la bellezza del mondo, anche a coloro che pensano di non averne affatto. Quest’opera pertanto non è che il mio “diario di bordo”, ho solo deciso di renderlo a tutti.
Perché ho scelto di pubblicare con bookapoem
Pubblicare le mie poesie non è mai stata una priorità nella mia vita, in primis perché non credo di possedere un talento tale da permettermi di vivere di questo, e poi perché ho sempre reputato la “poesia” un qualcosa di intimo, e per una persona riservata come me non è mai stata una soluzione percorribile. Ho deciso infine di pubblicarle per dare a tutti i miei sostenitori finalmente un qualcosa di tangibile e di duraturo nel tempo, perché negli anni non hanno mai smesso di incoraggiarmi e sostenermi. Dopo la prima pubblicazione (2022) non ho mai pensato di farne una seconda, poi ho conosciuto Bookapoem e mi è sembrato da subito un editore serio che mi ha dato l’impressione di “seguire” e di “aver cura” degli autori e delle loro opere. Ho deciso pertanto di ripubblicare la mia raccolta di poesie aggiornata perché ho avuto, a pelle, sensazioni positive e posso dire che lo rifarei.
Estratto
Aglianico – Basilicata
Dè suoi natali l’eterna contesa,
un’alba etrusca in ciel di Tessaglia,
lamenti di aedi per una resa,
una lama affilata sulla tovaglia.
Dè sommi grappoli fece ristoro,
l’audace Annibale sul dormiente vulcano,
insieme all’esercito e alla corona d’oro,
che sottratto avea al nemico romano.
Dell’Agro Falerno principe eletto,
sui denti lasciava un sapore amaro,
nei boschi di castagno, in pieno inverno,
non meno prezioso del denaro.
Federico il Grande iniziò una caccia,
nella vicina selva che fù da cornice,
alla ricerca di un sinistro tesoro,
un’oscura sostanza, per alcun si dice.
Il desiderio, d’un tratto gli prese,
dalle tenebre, contro il voler delle sibille,
di raccontar ai postumi talune imprese,
e appagar la sete col sangue d’Achille.
Il tuo occhio
Riesco a sentire il vento,
dei caldi deserti inabitati e fioriti,
e il richiamo di una terra vergine,
senza sentieri né confini.
È un’alba.
Che negli sguardi affonda le radici,
e da lontano irradia la fitta vegetazione,
come un mantello di neve che ricopre la sabbia.
È un pianeta.
Che riposa nel cielo di Tebe.
E che nella tiepida brezza della sua esosfera,
gradualmente mi assorbe.
bookapoem
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