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L’autore
Paolo Fisichella, classe 1998, è insegnante di filosofia, storia e scienze umane presso un centro studi privato di Trento. Laureato in filosofia all’Università di Verona e in filosofia e linguaggi della modernità all’Università di Trento si specializza in filosofia teoretica e in narrativismo storico. Da sempre amante della poesia intreccia nei suoi versi la propria vita ad una riflessione più ampia, alla ricerca di un vero sempre di lì a un passo. Nel 2019 è finalista al Premio internazionale Federiciano Aletti Editore mentre nel 2022 si classifica terzo al Premio nazionale Insula Romana. L’anno seguente per lo stesso concorso ottiene il Premio alla Cultura in onore della docente e intellettuale Oretta Guidi. Nel 2023-24 è curatore dell’ottava edizione del concorso internazionale Premio Melchionna dell’Associazione Prodigio Odv in onore del giornalista e attivista Giuseppe Melchionna. Attualmente, oltre all’insegnamento, collabora attivamente con l’Adige, il quotidiano indipendente del Trentino-Alto Adige.
L’opera
Una raccolta di poesie che a partire dal 2018 “balbettano” una verità nascosta, e pur sempre presente, nell’infinitamente piccolo di ogni giorno. Attraverso un viaggio nello scheletro del poeta tra craniche origini e costole d’amore, si tenta di raccontare un universo di esperienze fin troppo umane, «la torsione di un pensiero che non arriva mai al dunque».
Perché ho scritto quest’opera
Fin dai primi anni del liceo, e poi più maturamente all’università, ero rimasto folgorato dall’idea che all’essere umano (e più specificatamente all’artista) fosse dato di rappresentare una realtà altra che, per quanto ci si sforzi, rimane sempre celata. Ma allora perché questa possibilità? Perché il dono di rappresentare un’essenza non sperimentabile? A questa ho dato il nome di diavina, un’entità insieme diabolica e divina che in rari momenti della nostra quotidianità fa apparire quel che Montale chiamava “un malchiuso portone” dietro al quale si cela altro. Ogni scheletrica mia esperienza umana, che mi ha fatto gettare su carta una poesia, nasce da un’esperienza simile, l’aver colto per un solo istante «il senso ad ogni muoversi e ad ogni sedimentarsi».
Perché ho scelto di pubblicare con bookapoem
Uno dei miei più grandi sogni era quello di incontrare una comunità di lettori, intendo una “vera” comunità di lettori, capace di confrontarsi, apprezzarsi ma sopra ogni cosa criticarsi positivamente, il motore di ogni grande scoperta. È questo più di tutto che ha fatto approdare il mio libro a bookapoem, forse l’ultima casa editrice, che al di là della pubblicazione, pensi ancora a costruire, in fondo, un vecchio salotto letterario, un modo unico di sentirsi a casa.
Estratto
Ho bagagli di morte tra le mani,
così quieti e stranieri
che nessun canto può raccontare.
Mi dicevo che la poesia
era trovar pace senza riderne,
come l’ultimo batter del sole
al crepuscol delle stelle.
Ma ora che ho visto la vita singhiozzare
come ruggine sul vecchio paese,
so che scrivere è tener lontano
il principio di un filo che sa finire.
bookapoem
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