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L’autrice
Michela Ottobrelli nata a Biella nel 1992, ha fin da piccola la passione per la scrittura e l’interesse verso il prossimo e i più fragili. Proprio per questa ragione diventa pedagogista, che attraverso i suoi scritti, racconta un po’ di sé e molto del suo lavoro. “Antologia di Nessuno, un viaggio” è la sua prima raccolta di poesie.
L’opera
Antologia di Nessuno, un viaggio che rispecchia la quotidianità delle difficoltà, delle scelte e delle sue conseguenze partendo dalle mie esperienze professionali e personali. Prendendo in prestito dall’Odissea il nome di Nessuno dato a Polifemo, viene usato in questo caso non per ingannare o salvare, ma per descrivere la normalità, la possibilità di chiunque di essere Tutti, e allo stesso tempo, Nessuno.
Perché ho scritto quest’opera
L’Opera è nata dal mio amore verso il libro “L’Antologia di Spoon River” che è riuscita a creare un continuum omogeneo tra temi estremamente differenti. Questa raccolta non ha la morte come filo conduttore, ma la vita. Affronta situazioni a me care perché vissute in prima persona, sia come professionista che come persona: la vita in carcere, la tratta sessuale delle donne, la disabilità…e con loro si allacciano e si mescolano anche le mie vicissitudini personali. È una raccolta che parla di me usando ciò che più è mio: sensibilità ed empatia, ma spesso una ironia molto pungente.
Perché ho scelto bookapoem
Ho scelto bookapoem perché è il pubblico a scegliere se ne può valere la pena. Sapere che il lettore può entrare in contatto e leggere i miei pensieri, (proprio i miei, quando li scrivevo seduta sul letto di casa mia!) è una sfida, un impegno, ma soprattutto un regalo stupendo. Bookabook è un metodo innovativo che mischia l’editoria digitale con quella “ordinaria”, e per questo, un metodo giusto ed equo dove vale l’impegno di tutti.
Estratto
Le spezzate – Donne di sabbia
Sole caldo accarezza la pelle.
Dune di una distesa di sabbia.
Donne di sabbia.
Dune lisce, morbide,
modellate da uno scultore.
Delicate, femminili, sensuali.
Camminando sui seni
per poi scendere
sulle natiche rotonde.
Riparandosi sotto le gambe piegate
per poi arrampicarsi
sui colli affusolati.
Vagando su di loro così,
in silenzio,
rotto solo dal vento fresco.
Donne di sabbia.
E poi
si staglia di fronte a loro.
L’Oceano.
Blu, immenso.
Duro e freddo.
Maschio.
Cerca di avere tutte
quelle dune sedute,
sdraiate, piegate, silenziose.
Innocenti.
Cerca di arrivarci,
a volte gentile, infimo,
a volte violento, crudele.
Si allunga sempre di più
fino a toccarle
e pietrificarle.
Sabbia dura, scura, fredda.
Cielo nero.
Non più donne
leggere
e danzanti
nel vento estivo,
ma
pesanti, immobili.
Rotte dall’oceano.
Sole caldo accarezza la pelle.
Donne di sabbia.
Dune spigolose,
deformate
ma
sensuali, forti
e femminili.
Donne di sabbia.
Nuovamente Dune.
Sempre Donne.
La fanciulla- Saluto alla giovinezza.
Come una piccola barca alla deriva,
Fragile ma forte,
sorridendo inesorabilmente,
leggera se ne va.
Saluta con la mano,
pronta e sicura del suo lungo
e ultimo viaggio.
Leggera se ne va.
Così io seduta a riva,
abbracciandomi le ginocchia
la lascio andare
godendomi una ultima volta
il profilo nero della sua ombra
poco prima che venga inghiottito
dal sole,
che mescolandosi con il mare
scompare,
portandosi via l’ultima scia,
portandosi via l’ultima ombra.
E così leggera, se ne va.
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