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L’opera
Questa raccolta è un viaggio. Al suo interno troverete poesie in romanesco, in metasemantica, in rima o discorsive, scritte tra i 16 e i 40 anni. Un giro di giostra con le mie personalità e i miei turbamenti. Gli scritti giovanili sono incentrati maggiormente sull’amore, sulle paure e sulle ingiustizie sociali, con lo slancio di un cuore sognante, spesso incapace di passare dalla fantasia all’azione. Col tempo, compare invece la vena comica, figlia di una progressiva disillusione, accompagnata dalla voglia di sperimentare nuove forme espressive, pur restando un fanciullo innamorato del bello e schiacciato dalla sofferenza e dalle storture della vita. Tutte le poesie però, per quanto diverse tra loro, sono nate dall’esigenza di elaborare ed esternare pensieri ed emozioni: nessuna è un mero esercizio di stile. La speranza è che ogni lettore possa trovare un passaggio, un pensiero, che lo emozioni, che lo faccia sorridere o immedesimare, che lo faccia avvicinare al mio mondo.
Questa raccolta di poesie non era programmata, ma è stata l’esito spontaneo di un processo di cambiamento ampio e radicale nella mia vita. Dal 2020 infatti, per motivi personali e globali, ho affrontato un percorso di crescita che mi ha portato a spostare il mio punto di vista, riuscendo a valutare la quotidianità, me stesso e le mie passioni, in modo differente. Quell’hard disk pieno di pagine, quei foglietti scribacchiati sparsi in mezzo a libri, diari e cartelline, che nessuno aveva mai letto, hanno assunto un significato. Questa raccolta è il modo di aprirmi, di donarmi, di espormi. E’ il mio modo di offrire ciò che sono e sono stato, ciò che ho provato e pensato. E’ l’accettazione della possibilità del fallimento e del giudizio, ma anche la presa di coscienza che ciò che propongo, per quanto bislacco o imperfetto, possa piacere. Ho scritto quest’opera perché è il momento di uscire dal guscio e provarci davvero.
Perché ho scelto di pubblicare con Bookapoem
Ho scelto bookapoem perché un modello editoriale basato sul crowdfunding è innovativo e “costringendo” a promuovere i propri lavori, per me è uno sprone a inserire ancor più l’arte nella quotidianità, lavorando ulteriormente sulle mie capacità di comunicazione, affiancato da editor professionisti. Altro aspetto fondamentale è l’assenza di spese a carico dell’autore, elemento che permette anche ad autori emergenti o non professionisti, di provare a pubblicare i propri lavori, senza oneri e rischi.
Estratto
Il futuro
Il futuro non è nostro
è come scorrevole nastro,
come un orizzonte
sempre un passo oltre il nostro posto
Di giorno in giorno
lo vediamo come dono, o mostro,
ma comunque vada
è lì, nascosto
È nebbia tra le dita
che vedi, ma impedisce vista e tocco,
che attraversi, dominando però solo un porzione
dell’ immenso intorno
E quali passi? quale direzione?
Sapere non è dato all’ umana mente;
talvolta zona franca, oasi serena,
altre tempesta burrascosa e trappole mortali
Di rado, ma che splendide emozioni,
nella nebbia, nell’ altro ci imbattiamo
e se brilla come fuoco, luce intensa nella nebbia,
ecco, che come nave da crociera grazie al faro,
in porto arriviamo tra gli scogli,
schivandoli e sorridendo nella brezza
È questo uno di quei casi così rari,
ci siam scontrati nelle brume
e poi, senza sapere dove e come,
stiamo camminando in stessa direzione
Tempeste e dolori son la vita
troppi a volte per la mente…
Il cuore sanguina una volta
poi indurisce e soffre internamente
Ora, del futuro parlar non posso
se sole, fulmini o cicloni,
però certezza v’è nell’ alma
che tutto, o quasi, passa
e il sorriso torna
La maleva e il patollo
Ti lerca di luco, la maleva
smiela, ancola e dentona
ohhh, diamonda ella
E il patollo, travoltico e memante, sguala
Ella, sgarula, sniffola lo rubicolo:
coxante l’ipnosa e oca oca, lemma, l’appaloscia
Chelato ormai è il patollo:
con spirolo safflico sta,
dreamante cavalcantico liasonico dopodìmano.
La maleva vibrezza squalosa:
puffa, svampa e poi densizza, poi ripuffa, risvampa, ridensizza,
ma immante ghostica.
S’avvolola. Ella ebrozza il lucardello della sfincia,
ma carpato il fungio, s’abbolla e scavotta
E il patollo?
svitunto e scarnico, dullo e abblobato,
farusca e gugulla
È sgorgolo il patollo, s’affrona.
Ma rumba e si allona perusco:
“buschinato quaralla maleva!”
Regante!
Tre metri sopra il CUP
Sei come l’orizzonte
un miraggio, una fonte
ti vedo da lontano
e ti bramo, ti bramo
Ma come il cielo e il mare
che si fondono là in fondo
ti inseguo e tu mi sfuggi
come girassi in tondo
Visita dannata, esame maledetto
ti ho dato amore, mi hai squassato il petto!
Prenotavo per tempo,
ma eran mesi o settimane,
la mia vita era un incubo
come il caffè con l’aspartame!
Non vivevo più perché
la lista d’attesa era più forte di me
e poi, e poi e poi…
ho incrociato il tuo sguardo da cernia
l’occhiale importante e il capello sicuro
quell’acne verace da premenopausa
e l’ascella pezzata, che invita a restar puro.
Cuppista d’assalto
oh mio fagiolino
ho capito all’istante d’amarti davvero
ritrosa all’inizio, ma hai ceduto perché
so’ maschio, so’ bello
e aspettavi proprio amme!
e adesso cuppista, fanculo i lucchetti
scrivi il mio nome
su quei bei blocchetti
mo’ passo per primo
al dottor do del tu
la lista d’attesa per me non c’è più
io t’amo cuppista
sei ciò che cercavo
ormai c’è solo più io e tu
tre metri sopra il CUP
tre metri… sopra il CUP
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