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L’ippocampo amigdalato – di lacrime, risa ed emozioni viscerali

12,00 

di Marco Scarati
48%
105 copie
all´obiettivo
77
Giorni rimasti
Inizio campagna 14 novembre 2025
Fine campagna 22 febbraio 2026
Quantità
Modalità di spedizione
Consegna prevista per aprile 2026.
La spedizione avverrà tramite corriere espresso.

Spedizione gratuita per gli ordini nazionali da 3 copie in su (escluse zone di spedizione speciali).

Biografia
Marco Scarati nasce a Torino nel 1984 Fin da piccolo mostra una spiccata propensione a lavorare con la fantasia, passando ore a leggere e inventare mondi e sviluppando un emisfero destro gargantuesco, che però, crescendo, soffoca col senso del dovere e la razionalità. Per motivi ignoti anche a lui non intraprende un percorso artistico, ma si autoinfligge nell’ordine: laurea in medicina, specializzazione in reumatologia, master in agopuntura. Il tutto guardandosi allo specchio e interrogandosi su quale forma di follia lo stia spingendo a rotolare in quella direzione. Come ancora di salvezza, negli anni, coccola nel privato la sua sete di colore, eccentricità ed emozioni, recitando, scrivendo e improvvisando non appena ce ne sia occasione. Ad oggi, lavora come medico, perché ha il vizio di mangiare tre volte al giorno, e si improvvisa attore e scrittore. E’ l’uomo giusto nel posto sbagliato. Ma d’altronde, da uno che scrive la propria biografia in terza persona, che vi aspettate?

L’opera

Questa raccolta è un viaggio. Al suo interno troverete poesie in romanesco, in metasemantica, in rima o discorsive, scritte tra i 16 e i 40 anni. Un giro di giostra con le mie personalità e i miei turbamenti. Gli scritti giovanili sono incentrati maggiormente sull’amore, sulle paure e sulle ingiustizie sociali, con lo slancio di un cuore sognante, spesso incapace di passare dalla fantasia all’azione. Col tempo, compare invece la vena comica, figlia di una progressiva disillusione, accompagnata dalla voglia di sperimentare nuove forme espressive, pur restando un fanciullo innamorato del bello e schiacciato dalla sofferenza e dalle storture della vita. Tutte le poesie però, per quanto diverse tra loro, sono nate dall’esigenza di elaborare ed esternare pensieri ed emozioni: nessuna è un mero esercizio di stile. La speranza è che ogni lettore possa trovare un passaggio, un pensiero, che lo emozioni, che lo faccia sorridere o immedesimare, che lo faccia avvicinare al mio mondo.

 

Perché ho scritto quest’opera 

Questa raccolta di poesie non era programmata, ma è stata l’esito spontaneo di un processo di cambiamento ampio e radicale nella mia vita. Dal 2020 infatti, per motivi personali e globali, ho affrontato un percorso di crescita che mi ha portato a spostare il mio punto di vista, riuscendo a valutare la quotidianità, me stesso e le mie passioni, in modo differente. Quell’hard disk pieno di pagine, quei foglietti scribacchiati sparsi in mezzo a libri, diari e cartelline, che nessuno aveva mai letto, hanno assunto un significato. Questa raccolta è il modo di aprirmi, di donarmi, di espormi. E’ il mio modo di offrire ciò che sono e sono stato, ciò che ho provato e pensato. E’ l’accettazione della possibilità del fallimento e del giudizio, ma anche la presa di coscienza che ciò che propongo, per quanto bislacco o imperfetto, possa piacere. Ho scritto quest’opera perché è il momento di uscire dal guscio e provarci davvero.

 

Perché ho scelto di pubblicare con Bookapoem

Ho scelto bookapoem perché un modello editoriale basato sul crowdfunding è innovativo e “costringendo” a promuovere i propri lavori, per me è uno sprone a inserire ancor più l’arte nella quotidianità, lavorando ulteriormente sulle mie capacità di comunicazione, affiancato da editor professionisti. Altro aspetto fondamentale è l’assenza di spese a carico dell’autore, elemento che permette anche ad autori emergenti o non professionisti, di provare a pubblicare i propri lavori, senza oneri e rischi.

 

Estratto

Il futuro

Il futuro non è nostro
è come scorrevole nastro,
come un orizzonte
sempre un passo oltre il nostro posto

Di giorno in giorno
lo vediamo come dono, o mostro,
ma comunque vada
è lì, nascosto

È nebbia tra le dita
che vedi, ma impedisce vista e tocco,
che attraversi, dominando però solo un porzione
dell’ immenso intorno

E quali passi? quale direzione?
Sapere non è dato all’ umana mente;
talvolta zona franca, oasi serena,
altre tempesta burrascosa e trappole mortali

Di rado, ma che splendide emozioni,
nella nebbia, nell’ altro ci imbattiamo
e se brilla come fuoco, luce intensa nella nebbia,
ecco, che come nave da crociera grazie al faro,
in porto arriviamo tra gli scogli,
schivandoli e sorridendo nella brezza

È questo uno di quei casi così rari,
ci siam scontrati nelle brume
e poi, senza sapere dove e come,
stiamo camminando in stessa direzione

Tempeste e dolori son la vita
troppi a volte per la mente…
Il cuore sanguina una volta
poi indurisce e soffre internamente

Ora, del futuro parlar non posso
se sole, fulmini o cicloni,
però certezza v’è nell’ alma
che tutto, o quasi, passa
e il sorriso torna

La maleva e il patollo

Ti lerca di luco, la maleva
smiela, ancola e dentona
ohhh, diamonda ella

E il patollo, travoltico e memante, sguala

Ella, sgarula, sniffola lo rubicolo:
coxante l’ipnosa e oca oca, lemma, l’appaloscia

Chelato ormai è il patollo:
con spirolo safflico sta,
dreamante cavalcantico liasonico dopodìmano.

La maleva vibrezza squalosa:
puffa, svampa e poi densizza, poi ripuffa, risvampa, ridensizza,
ma immante ghostica.

S’avvolola. Ella ebrozza il lucardello della sfincia,
ma carpato il fungio, s’abbolla e scavotta

E il patollo?
svitunto e scarnico, dullo e abblobato,
farusca e gugulla

È sgorgolo il patollo, s’affrona.
Ma rumba e si allona perusco:
“buschinato quaralla maleva!”

Regante!

Tre metri sopra il CUP

Sei come l’orizzonte

un miraggio, una fonte

ti vedo da lontano

e ti bramo, ti bramo

Ma come il cielo e il mare

che si fondono là in fondo

ti inseguo e tu mi sfuggi

come girassi in tondo

Visita dannata, esame maledetto

ti ho dato amore, mi hai squassato il petto!

Prenotavo per tempo,

ma eran mesi o settimane,

la mia vita era un incubo

come il caffè con l’aspartame!

Non vivevo più perché 

la lista d’attesa era più forte di me

e poi, e poi e poi…

ho incrociato il tuo sguardo da cernia

l’occhiale importante e il capello sicuro

quell’acne verace da premenopausa

e l’ascella pezzata, che invita a restar puro.

Cuppista d’assalto

oh mio fagiolino

ho capito all’istante d’amarti davvero

ritrosa all’inizio, ma hai ceduto perché

so’ maschio, so’ bello

e aspettavi proprio amme!

e adesso cuppista, fanculo i lucchetti

scrivi il mio nome 

su quei bei blocchetti

mo’ passo per primo

al dottor do del tu

la lista d’attesa per me non c’è più

io t’amo cuppista

sei ciò che cercavo

ormai c’è solo più io e tu 

tre metri sopra il CUP

tre metri… sopra il CUP

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