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Mi chiamo Davide Galli, ho 24 anni e lavoro a tempo pieno nell’impresa edile di famiglia.
Parallelamente mi sto formando come regista/sceneggiatore per il cinema: ho frequentato l’Accademia Nazionale del Cinema e dello Spettacolo, dove quest’anno ho realizzato il mio primo progetto audiovisivo.
Faccio teatro, porto avanti un podcast sul cinema insieme a un amico e frequento la formazione triennale in psicologia transpersonale e respirazione olotropica.
La mia visione è profondamente influenzata dal linguaggio cinematografico e dall’approccio transpersonale.
Guardo molti film, leggo, ascolto: cerco costantemente di imparare dagli altri per scoprire qualcosa in più su di me.
Perché ho scritto questa raccolta di poesia
Questa raccolta riunisce poesie, con l’ovvia differenza di stile e pensiero, scritte tra i 16 e i 24 anni, nate spontaneamente, senza l’idea iniziale di farne un libro. Ogni testo è frutto di emozioni vissute, riflessioni improvvise, immagini o situazioni — a volte persino bizzarre — che sentivo il bisogno di esplorare e mettere in parole.
Scrivere è stato, per me, un modo per dare forma a quello che non trovava altro spazio, e ora, liberandomi di queste poesie, mi accorgo che hanno assunto un valore catartico.
Il tema che accomuna la raccolta
Il filo conduttore è la ricerca interiore.
Scrivendo, ho attraversato un periodo di trasformazione personale profonda, in cui ho imparato ad ascoltare e mettere in luce parti di me che avevo ignorato, credendo che il fulcro fosse trovare una risposta alla domanda: “Chi sono?” — titolo della poesia che apre la raccolta.
Il momento centrale di questo percorso è stata la scoperta di quella parte autentica, sensibile, viva, che per anni avevo vissuto come un peso, e che oggi dopo avergli parlato, riconosco essere un fratello – soggetto dell’ultima poesia che chiude la raccolta.
Perché ho scelto Bookapoem
Bookapoem mi ha convinto per la sua onestà, la rapidità e la cura nei confronti degli autori emergenti.
Il sistema di crowdfunding mi è sembrato un modo concreto e accessibile per pubblicare senza dover sostenere spese eccessive.
È un progetto che mette al centro la poesia e il lettore, non solo il prodotto finale.
Estratto
Aria
Quando gli dissi di vedere il vento, mi tirarono un sasso per provar dolore.
Ma non mentivo;
Presi la polvere lanciandola in aria,
piccoli vortici ci stavano abbracciando.
Rompere un legame
Ho visto una luce nel pragmatismo,
ribaltato da un nuovo sguardo nel tuo gesto,
al limite accettabile tra il moralmente etico
e l’accessibile immorale. E questi ti
osservano svegliarti nel sonno, con campane
negli orecchi a stordirti e l’odore dell’ovile
passa da sotto le finestre di prima mattina, ancora
una ripetizione di attimi, nuovamente
ripetizioni di scelte. Ma povere donne che
mi han pulito i gomiti da quando sono infante
e mi hanno tenuto in fasce non essendo mia madre.
Vedo per loro una luce nel concreto, seppur
fredda, sbagliata e lontana. Scrittori consumano
penne la domenica, per crudi romanzi non pubblicati,
dolce invece, è la penna della serva,
che mi invita al ballo lontano da casa, rompendo
ferrei regolamenti tramandati nell’ombra,
nascosti dagli occhi, sanciti dagli sguardi.
Forse ancor più immorale fu il mio accettare
l’invito della serva trai vigneti, cosparsa d’uva
nella notte violacea. E l’ho persa, nel labirinto
dell’amore, tra le piante estatiche nel momento
afrodisiaco. Dove sei mia serva, fatti vedere!
Quei seni pieni, gonfi, labbra calde, corpo
sagomato dalle ombre, mostrando ombre belle come il sole,
nascosti trai fiori mi dissi di voler tornar bambina, nella
noia del pomeriggio accanto al re primaverile.
Vorrebbe esser nuda la realtà, si spoglia, e non è
ripugnante o immorale, è solo vita che si mostra
nella luce concreta della bellezza, che con l’offrirmi
l’uva fa da sfondo a sognanti marziani curiosi,
dalla loro terra sbirciano la nostra,
frementi di sapere l’amore segreto.
Qui nel chiarore, ti sporgo ventagli per
arieggiare la fronte sudata, ma dietro a noi
il venditore ambulante ci getta acqua per
dissetare gli impegni e rompere il mistero. Oltre che
ridere delle nostre passioni incivili e sentirmi offeso
dai miei comportamenti quotidiani non posso fare,
e col capo innocente ti bacio il grembo chiamandolo
figlio, ricevendo in capo il bacio da te chiamato
padre.
Acqua
Mi sgridano perché ho paura.
L’acqua è sulla terra da miliardi di anni e scappa alla prima via di fuga, nessuno la rimprovera.
Ha ancora paura, dopo tutto questo tempo.
La vedo tremare cancellando le impronte delle navi.
La notte si ritrae verso una luce calda nel cielo.
Le montagne emotive, raccontandosi storie tristi piangono ruscelli.
Dei cerchi perfetti spiegano la vita,
il cerchio più grande è il nostro destino.
Piccoli cerchi sono la via,
mi han detto che è possibile disegnarli.
bookapoem
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