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Biografia
Mi chiamo Veronica D’Angelo e ho 27 anni. Sono una persona che sente profondamente e che ha sempre cercato parole per dare forma a ciò che vive dentro. Osservo, ascolto, assorbo: dai silenzi, dagli sguardi, dai dettagli che spesso passano inosservati. La scrittura è il mio modo di restare viva, di dare senso anche alle ferite. Ho attraversato momenti difficili, ma non ho mai smesso di credere nella bellezza che si nasconde nelle crepe. Scrivere, per me, è resistenza dolce, verità, empatia. È il mio modo per dire che si può essere fragili e luminosi allo stesso tempo.
L’opera
Oltre la superficie è un viaggio poetico tra le emozioni più profonde e autentiche dell’essere umano: il dolore, la rinascita, la fragilità, l’amore, la solitudine e la speranza. Ogni poesia è un frammento di vissuto, un invito a guardarsi dentro senza paura. Lontano dalla frenesia del quotidiano, queste parole sono un respiro profondo, uno spazio in cui sentirsi meno soli. È un libro per chi ha amato, per chi ha sofferto, per chi cerca una bellezza sincera anche nelle crepe. Un’opera che parla con il cuore e chiede soltanto di essere ascoltata.
Perché ho scritto quest’opera
Scrivo ogni volta che empatizzo con un’emozione, che sia mia o degli altri. Le poesie di questa raccolta sono nate così: ascoltando il mio mondo interiore e quello che mi circonda. Le parole sono arrivate nei momenti più intensi, tra dolore e bellezza, come un modo per comprendere, accogliere, restare umana. Ho sentito il bisogno di dare voce a ciò che spesso resta taciuto. È stato un atto di verità e guarigione, per me e, spero, per chi leggerà.
Perché ho scelto Bookapoem
Ho scelto Bookapoem perché offre una vera opportunità a chi scrive per la prima volta, dando valore concreto al lavoro e alla voce di chi, come me, ha qualcosa da raccontare. Mi ha colpita il fatto che il libro venga fatto conoscere già prima della pubblicazione, come un percorso condiviso e autentico. Qui mi sono sentita seguita con attenzione, ascoltata e presa sul serio fin dal primo momento.
Estratto
La fragile ostinazione della speranza
Anche quando tutto crolla,
anche quando il vento spezza i rami,
c’è un seme piccolo,
sepolto nella terra,
che non smette di provarci.
Non sa se vedrà la luce,
non sa se pioverà abbastanza.
Ma spinge,
spinge lo stesso,
per amore di qualcosa
che forse non arriverà mai.
E in quel gesto inutile
c’è tutta la grandezza della vita.
Io non mi anestetizzo
Viviamo in punta di dita,
scorriamo volti, notizie, tragedie
senza nemmeno sbattere le ciglia.
Siamo pieni di tutto
e vuoti di senso.
La guerra è uno sfondo.
Il dolore, un contenuto.
La solitudine, un filtro da applicare con leggerezza.
Ma io
non voglio diventare di pietra.
Non voglio disimparare il tremore,
la rabbia,
il nodo in gola.
Io sento.
Anche quando non serve.
Anche quando sarebbe più comodo
lasciare che il silenzio vinca.
Mi tengo viva
anche quando fa male.
Anche quando tremo.
Perché restare sensibile
è il mio modo
di disobbedire.
Oltre la superficie
Non sono mai stata brava
a restare in superficie.
Mi stancano i sorrisi di circostanza,
le parole vuote,
le vite lucide e perfette
che non sanno di niente.
Io sento troppo.
Guardo oltre.
Mi perdo nei dettagli che gli altri ignorano,
nelle pause tra una frase e l’altra,
nei silenzi che urlano.
Ho imparato a vivere
tra le crepe,
nelle cose non dette,
nelle domande senza risposta.
È lì che ho trovato l’amore,
la rabbia,
la speranza,
la parte più vera di me.
Non voglio sembrare giusta.
Voglio essere intera.
Anche scomoda, anche fragile.
Ma viva.
Chi mi legge,
chi mi sente,
non troverà soluzioni.
Solo un invito:
non fermarti dove tutti si fermano.
C’è qualcosa di prezioso
che ti aspetta
oltre la superficie.
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