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Biografia
Ciao, sono Ian Bertolini, ho 18 anni e vivo in Toscana, in uno sperduto paesino tra i colli del Mugello all’ombra di un’ingombrante Firenze. Frequento l’ultimo anno di scuola statale superiore, indirizzo tecnico informatico. Nonostante il percorso di studi tutt’altro che umanistico, con gli anni mi sono avvicinato alla letteratura e, successivamente, alla scrittura.
Vedo la scrittura come unico metodo per riuscire ad adattare l’impressionante velocità del mondo che mi circonda con le strazianti urla di ciò che mi porto dentro. Non sono mai riuscito davvero ad adattarmi al costume che la società mi ha chiesto di mettermi addosso; forse per orgoglio, forse per incapacità. Eppure, in questo mondo c’è ancora bellezza e a volte mi pone in una dimensione tale da riuscire a coglierla. Vivo per questo forse: per raccogliere i cocci della poca bellezza rimasta provando disperatamente a rimetterli insieme.
Perché hai scritto questa raccolta di poesia
Mentirei dicendo che le poesie contenute in questa raccolta sono state concepite fin dall’inizio come un libro. Sono tutti piccoli pezzi di un’anima lacerata dalla sofferenza di una vita comune. Una sofferenza che tutti hanno e che tutti affrontano, con la sola differenza che alcuni sono abbastanza resilienti da non urlare contro ciò che più odiano nel profondo. Questa raccolta è quindi un urlo disperato, un grido soffocato che nonostante rimbombi nelle vene come un tuono in una silenziosa notte, viene emesso come un sibilo. “Sulla via dei gusci d’uovo” è proprio il sussurro gracile e debole di un ragazzo come tanti, che però non è riuscito a lasciarsi andare al trasportante flusso della vita.
L’opera
Il tema principale di questa raccolta è come un lieve soffio che spira accarezzando l’orecchio di un uomo e sussurrandogli che qualcosa non va. È la presa di coscienza di un ragazzo di 18 anni che, arrivato alla maggiore età, si accorge che tutto ciò che ha vissuto è stato come un grosso accumulo di vuoto. Da qui il titolo: “Sulla via dei gusci d’uovo”. Rendersi conto che le esperienze di vita che dovrebbero aver caratterizzato la tua persona e permeato la tua personalità non valgono niente, sono maschere del nulla, angoli di razionalità stagnante che vincolano gli uomini e li incatenano alla stessa vita ripetuta. I gusci d’uovo sono questo:
un ammasso di parole doloranti che deboli camminano tra le pagine pronte ad essere schiacciate dai pesanti piedi del tempo. Di un tempo che corre via e non si soffermerà mai a guardare quei poveri e insignificanti gusci. I gusci d’uovo sono le poesie contenute nella raccolta, sono ciò che rimane di povere anime ormai frantumate in cento pezzi. Sono gridi di ribellione. Queste urla disperate vengono riflesse su vari aspetti della vita quotidiana, come l’eros, la notte, l’acqua, la natura. Nel tentativo di rendere reale ciò che trascende la materialità.
Perché hai scelto bookapoem
Essendo alla disperata ricerca di una casa editrice che volesse anche solo dare un occhio a ciò che avevo scritto, rimbalzando tra una porta chiusa e una fregatura; mi sono imbattuto in bookapoem. Vedendo la loro proposta editoriale mi ha subito colpito la metodologia di prevendita delle copie e l’interesse letterario che traspariva già dalle loro prime presentazioni sul sito. Non ci ho pensato molto prima di rivolgermi a loro.
Estratto
1)
L’ eterno flagello.
Ormai ne son certo;
sotto questo telo oscuro.
Questo panno,
cosparso di brillanti briciole.
Ho capito.
Esistono.
Il cosmo e
l’atomo opaco che lo muove.
Ma risultan troppo alti,
oscuri e mesti.
Per poter brillare
anche sopra di noi.
Allora attendiamo e
attendiamo.
In eterno.
Sperando un giorno
di poterci miscelare,
a tali atomi.
Nel frattempo,
ci perderemo,
in aberranti vizi.
Ma staremo bene.
Ognuno con sé stesso,
tracannando le gocce
del nostro stesso dolore.
E fu un attimo;
tra i riverberi delle foglie di betulla,
qualche irascibile spiro o
acida notte.
Guardai dentro il grembo dell’universo;
eravamo riflessi lì.
Nelle putride acque
di un lavico cerchio di disperazione.
Io e tutti gli altri.
Camminavamo come vuoti d’essere.
Blatte
che ornate
dalle rugiade del mattino
scivolavano sulle verdi foglie.
Ma una volta crollate,
quelle verdi foglie.
Toccammo le umide terre.
E allora si,
che uscimmo a riveder le stelle.
2)
C’è chi a sera rimane a transumar bestiame;
sgretola il tempo tra pascoli e colli.
Io, sotto il telo grigio che la pioggia ha abbandonato, stiro muscoli e ossa.
Gl’occhi saturi di argentea coperta,
apron e chiudon la via.
Pare un tetto infinito, che non vi sia nulla oltre, eppure ecco lí uno squarcio.
Coltello di Dio.
Trafora ora oltre, la via de miei occhi.
Forse, s’è rotta, quest’infinita e atroce
attesa.
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