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Biografia
Nato a Nola il 26/12/2005, Gennaro Napolitano vive a Cicciano, cittadina di origini romane dell’entroterra napoletano e connotato da un’economia prevalentemente agricola. Diplomato al liceo classico “Carducci” di Nola con il massimo dei voti, frequenta il corso di laurea in Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”. La sua passione per le materie umanistiche così come, in particolare, per la poesia e la musica rap, sin dall’adolescenza, lo hanno ispirato a concepire e redigere una raccolta dei versi più veri, in autonomia di pensieri e parole che, dando voce al proprio animo, possano suscitare spunti di riflessione nel lettore sulla vita, sulla società, sulle relazioni umane e su se stessi.
L’opera
Cherophobia non è una semplice raccolta di poesie, il cui stile, metrico e retorico, spazia dal classico e rigoroso al più moderno e libero: è un insieme di voci struggenti, dolorose e nostalgiche che provengono dalla stessa bocca, dalla stessa mano, dallo stesso animo. I versi contenuti al suo interno richiamano varie tematiche, tra cui spiccano l’amore, il tempo, la natura e il conflitto dell’autore con la propria coscienza, sempre lì nella speranza di coglierlo in fallo e di redarguirlo severamente. Cherophobia è il grido straziante di un’anima alla ricerca spasmodica della felicità, non accompagnato da echi; è un’indagine nell’abisso che si nasconde in chi ha tentato di scavarvi e in ognuno di noi; è soprattutto un’opera autentica, mirata a riflettere i punti deboli e le cicatrici non sanate dell’autore, che con grande profondità analizza aspetti della psiche umana molto spesso inconsciamente celati per la tutela della propria serenità.
Perché ho scritto quest’opera
I motivi che mi hanno spinto a redigere la raccolta sono molteplici. Innanzitutto la mia intenzione precipua è stata quella di dar voce alla coscienza, di assegnarle un proprio spazio affinché fosse libera di esprimere tutte le emozioni che il corpo non è stato in grado di gestire. In secondo luogo, ho voluto sperimentare ma soprattutto mettermi alla prova: sarebbe la mia prima pubblicazione e diverrebbe il risultato concreto di una passione coltivata incessantemente negli ultimi anni. Infine, ho deciso di scrivere Cherophobia perché il tema della ricerca della felicità è esistenziale e tocca tutti gli esseri umani, principalmente coloro che hanno vissuto tanti periodi estremamente difficili e desiderano ritornare ad essere felici, anche per un solo istante.
Perché ho scelto Bookapoem
La mia scelta è ricaduta su Bookapoem per le modalità interattive che l’editore offre: il lettore svolge un ruolo essenziale durante la campagna di pre-ordini, non limitato esclusivamente all’acquisto: infatti è soprattutto il passaparola della comunità di lettori che permetterà al libro di acquisire maggiore risonanza. Insomma, è colui che legge ad avere la possibilità di determinare l’ipotetica pubblicazione futura; un metodo, quello di Bookapoem, altamente meritocratico.
Estratto
Di sera
M’assale un’amara malinconia,
quando la notte di pensieri austeri
divien terra, e divaga la fantasia
e il sole rifiata sul fondo dei cieli
privi di vigore, privi di vita
e solo colmi di sparsi sentieri.
Non so dir come e perché, ma ragiono
e son sprovvisto di ogni ristoro.
S’accavallano fugaci memorie
di delitti mai compiuti ieri
di cui ancora conservo le scorie
nell’angoscia di momenti eterni
ove da bocca non giungono parole
ma solo bui e deleteri silenzi.
Mi trovo in disparte a contare
semi di stelle, una notte d’estate.
Languidi occhi luce ricercano,
la stanca mano brandisce fili d’erba,
i sensi a desiderar ritentano
pace ove la tarda quiete alberga
e segreti mondani si rivelano
al notturno che non teme la tenebra.
Dormirò ove il sonno non ha casa,
ove chi senz’anima divien fantasma.
Supplizio di Venere
Ostinato pur di non aver rimpianto,
sorte non amica e vicina di compianto,
ostentato lo scoperto e sciagurato fianco,
solo il sapore di cicatrici dal sangue amaro
e di Minosse la sentenza, un sordo boato:
“Sei Condannato”.
Resurrectio
Ascolta il mio asfissiato canto,
odi il mio squillo afono
che s’innalza a coro rendendo sordo
ogni angolo del mondo
che prima non sentiva
la melodia della mia muta follia.
Ascolta e non far domande;
subisci, se necessario,
e resta inerme mentre passa
la valanga della mia anima
che congela ogni altra parola
che lungo il cammino incontra.
Respirala,
questa coltre di fumo
dalla quale cerchi tanto riparo
come avesse eruttato il Vesuvio
che nel frattempo sta lì, calmo,
a mirar la potenza di un altro vulcano.
E liberati
dalla sporcizia del tuo giardino,
investito dall’uragano
nato dal battito delle mie ali.
Dopo riposerai;
tornando alle tue abitudini
dimenticherai della mia rivoluzione
e mi tratterai da agnello,
pronto per esser un sol boccone,
sulla tavola tua,
la domenica della resurrezione.
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